IV Incontro 2011

GRUPPO “S. Famiglia di Nazareth” – 25 mazo  2011

 

4° INCONTRO – L’arte di comunicare in coppia - In principio è la Parola

 

In principio è il Verbo (Gv 1, 1-14)

Il mondo e l'uomo nascono dalla Parola creatrice di Dio. Noi crediamo sulla parola di chi ha visto il Risorto. Un uomo e una donna si giocano tutta una vita insieme sulla parola dell'altro. Tra tutti gli essere viventi solo l'uomo e la donna, come Dio, hanno la parola, parlano, sono parola. Arrivare alla parola e prendere la parola è arrivare alla coscienza e prendere dignità. La medicina progredisce sempre di più, ma non riesce a scoprire nulla che può sostituire la parola nel colmare la solitudine. Se nessuna cosa è dove manca la parola, che cosa è mai la parola per avere tale potere? La parola come l'amore sono l'energia di Dio dentro di noi. La parola è amore, l'amore è parola.

La salute di una coppia si misura sul suo grado di parola-comunicazione. Sintomi di un disagio nella coppia quando si inizia a dire: "non parliamo più", "non ci diciamo più niente", "lui/lei non mi capisce". Dove c'è la parola, c'è vita, c'è relazione, c'è rispetto, c'è fedeltà. Quando l'amore si fa muto, muore.

Comunicare è un'arte. L'arte richiede fantasia, tempo, competenza, interesse, passione: si può imparare. Il segreto sin dai primi anni di nozze è imparare insieme una nuova lingua, la nostra lingua di coppia e poi di famiglia.

Il Verbo, la Parola, è stato ed è il momento ed il mezzo con cui Dio vuol parlare all’umanità comunicare con gli uomini, che sono invitati ad ascoltare questa Parola per poter stabilire un’alleanza con Dio stesso. Quella parola-comunicazione di cui si diceva sopra, per noi cristiani, ha un nome ben preciso: il Cristo di Dio. Se ne deduce quindi che il dialogo tra una coppia, significa in fondo mettere Cristo “in mezzo”! Dio parla e l’uomo ascolta: il primo dialogo prende forma e diventa il modello di ogni altro dialogo umano, a cominciare -appunto- dal dialogo nella coppia!

E così, è grazie alla Parola-Cristo che Dio parla a ciascuno di noi ma è anche grazie alla Parola-Cristo che si stabiliscono le relazioni umane, tutte quelle relazione che hanno alla base prima di tutto una relazione di amore. Ascoltare è amare; amare è dialogare e dialogare è costruire.

 

Dalla Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II – 22 nov 1981, 13.

La comunione tra Dio e gli uomini trova il suo compimento definitivo in Gesù Cristo, lo Sposo che ama e si dona come Salvatore dell'umanità, unendola a Sé come suo corpo.

… Egli rivela la verità originaria del matrimonio, la verità del «principio» (cfr. Gen 2,24; Mt 19,5) e, liberando l'uomo dalla durezza del cuore, lo rende capace di realizzarla interamente.

… Questa rivelazione raggiunge la sua pienezza definitiva nel dono d'amore che il Verbo di Dio fa all'umanità assumendo la natura umana, e nel sacrificio che Gesù Cristo fa di se stesso sulla Croce per la sua Sposa, la Chiesa. In questo […] si svela interamente quel disegno che Dio ha impresso nell'umanità dell'uomo e della donna, fin dalla loro creazione (cfr. Ef 5,32s); […] Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati.

 

 

 

Il Verbo di DIO, Gesù, che si fa carne è un dono d’amore, il più grande dono d’amore che DIO potesse fare all’umanità. Il Verbo, la sua Parola prende le sembianze umane, il dono d’amore si concretizza attraverso quel canale privilegiato di comunicazione tra DIO e l’umanità che è il suo figlio prediletto (… “Ascoltatelo”); non c’è salvezza, non c’è gioia, non c’è comunione e comunità, non c’è relazione, non c’è dialogo se non ci disponiamo prima di tutto all’ascolto.

Se l’uomo e la donna nella loro unione realizzano quella somiglianza e sono immagine di DIO, la “comunicazione” quindi costituisce il sogno primordiale nell’incontro tra l’uomo e la donna. “Comunicare” significa parlare all’altro (sin dal giorno del nostro matrimonio) ma soprattutto donare all’altro amore attraverso innanzitutto la parola. Eppure questo sogno è sovente segnato da incubi che spezzano la comunicazione feconda che è la lampada della famiglia.

Ma come alimentare questa lampada in modo che resti sempre ardente? (Mt 5,13 …Voi siete il sale della terra; […] Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa …)

Comunicare è credere nella relazione, che «tu non morirai; io voglio con tutte le forze della mia anima, che tu esista; è meraviglioso che tu sia stato creato!». (Adamo e Eva)

Comunicare è amare: significa accogliere l’altro con i suoi limiti e le sue virtù, perché l’incontro d’amore è promessa di vita che mi fa camminare su sentieri scoscesi senza cadere.

Comunicare è perdonare: l’altro camminandomi accanto può sorreggermi nei momenti di sconforto e mi fa uscire dall’oscurità ed entrare nella piena luce di un volto guardato, di un corpo accarezzato, di una vita curata, di una storia costruita, di un futuro sognato, di una identità amata. Ecco perché è importante la comunicazione nella coppia e nella famiglia! Se noi comunichiamo con amore le parole entrano nell’altro purificandolo, sanandolo; ma soprattutto ci si aiuta a crescere e si matura, si diventa agape, tenerezza, dedizione, si realizza il sogno.

Al contrario di quanto comunemente si è portati a pensare, il quotidiano è il luogo dell’attenzione, lo spazio dei veri significati e dei sani valori, il territorio dove si costruisce la speranza, il domani dei figli. La comunicazione ci porta ad avere uno sguardo nuovo che ci sottrae da ogni accanimento e ci consente di guardare l’altro con uno sguardo vivo. La nostra relazione è fatta di tanti frammenti di vita, proviamo a metterli insieme con tanta pazienza, anzi sapienza e amore. Spesso dedichiamo ore all’ascolto di tante banalità e poi non abbiamo il tempo di dedicare dieci minuti di attenzione al nostro partner e ai nostri figli. Esiste nella vita familiare una grossa superficialità nella relazione e poi esigiamo attenzione, rispetto, amore. Dobbiamo imparare a comunicare parole non chiacchiere; Il primo linguaggio dell’amore si chiama “comunicazione” cioè dire parole che non comandano cosa fare ma come essere, come amare, come gioire e sperare. La comunicazione da fiducia all’altro, lo libera dalla sua solitudine e lo fa sentire degno di stima.

 

Fabio e Romina