L'uomo e la donna chiamati ad amare

Quando si parla di preparazione al matrimonio siamo portati a pensare che il fine di questi incontri sia quello di ricevere informazioni e consigli per preparare e celebrare bene il giorno delle nozze. Credo invece che sia necessario recuperare il vero senso di tutto il percorso (da quest’anno strutturato in dieci incontri più una uscita di due giornate) che ha lo scopo di svelare ai futuri sposi la natura vocazionale del sacramento.

Per molti il giorno delle nozze è il punto di arrivo dopo il periodo del fidanzamento, o come oggi sempre più spesso accade, dopo la convivenza. Occorre riscoprire con umiltà il significato originale del sacramento del matrimonio, che affonda le sue radici nell’atto creativo dell’uomo e della donna (Gn 1, 1-31 e Gn 2, 1-25).

Dio quando creò la relazione uomo-donna, vide che “ciò era cosa molto buona” assegnando al vincolo matrimoniale non solo una più elevata dignità rispetto a tutto il creato, ma lasciando soprattutto intendere che attraverso il matrimonio l’uomo e la donna sarebbero stati capaci di essere segno visibile di Dio nella storia. E’ evidente quindi che gli sposi cristiani sono chiamati a realizzare, con la loro vita e nella loro vita, il progetto che Dio stesso ha fatto su di loro.

Progetto che è descritto nel modo con cui Dio stesso chiama l’uomo e la donna a unirsi: “lascerai tuo padre e tua madre, ti unirai alla tua sposa/sposo, diventerai una sola carne”.

Un ulteriore aiuto per capire il significato della vocazione ci viene dal  sussidio pastorale della CEI “Celebrare il Mistero Grande dell’amore” pubblicato in occasione dell’introduzione del nuovo rito del matrimonio, in particolare al punto 4.: “… ed è proprio Dio ad aver pensato e voluto per ciascuna coppia una peculiare attuazione di quel “Mistero Grande” di cui i primi interpreti sono il Cristo sposo e la Chiesa sposa”, e poi ancora al punto 7.: “Nel patto d’amore tra un uomo e una donna si riflette il disegno d’amore di Dio verso il suo popolo. È il grande mistero nuziale che segna tutta la storia dell’alleanza fino al suo compimento nell’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa”.

 

Unirsi al proprio sposo o alla propria sposa quindi è nella natura dell’essere umano. La stabilità di questa unione è data dalla capacità che avranno gli sposi di far maturare il loro reciproco amore. Tutto questo è bellissimo, sappiamo bene tutti quanto tale esperienza ci coinvolge emotivamente, da quanto entusiasmo, soprattutto nei primi anni di vita di coppia, sono mosse le nostre azioni che sono tutte indirizzate verso una progettualità: ogni idea, ogni sentimento, ogni valore è messo in comune.

È quanto di più umano possa accaderci ma viviamo questa esperienza nella pienezza dell’essere umani, con tutti i limiti della nostra natura: le difficoltà, i dolori, le delusioni, la malattia. Ma allora come è possibile vivere pienamente quel progetto che Dio ha fatto su di noi e che Lui stesso ha definito essere “cosa molto buona”? Cosa rende sempre vivo e pieno il nostro amore, la nostra relazione? Cosa fa bello il nostro amore, la nostra vocazione? Cosa fa del nostro amore un GRANDE amore?

La presenza di DIO nel nostro cuore, oltre quella dell’amato/a. E nell’incontro con Cristo nel giorno in cui riceviamo il sacramento del matrimonio,  lui ci dona qualcosa di meraviglioso: il suo amore e il suo spirito. È lo stesso Spirito che Gesù ha ricevuto in una forma speciale, cioè gradualmente lungo tutta la sua vita. Gesù, in quanto uomo, non poteva ricevere lo spirito Santo tutto di un colpo perché il cuore umano ha bisogno di tempo per assimilare le cose; concepito per opera dello stesso Spirito Santo, Gesù a poco a poco si abitua alla potenza dello Spirito e arriva a uno dei momenti più intensi della sua vita: il battesimo. Con il battesimo Gesù ha ricevuto una nuova donazione dello Spirito e dal quel momento in poi mosso dallo Spirito va nel deserto, mosso dallo Spirito realizza i miracoli, mosso dallo Spirito prega, e come poi afferma l’apostolo Paolo, mosso dallo Spirito eterno si consegna in sacrificio. Lo stesso Spirito al quale piano piano si è abituato il figlio di Dio, ci viene dato nei sacramenti; ogni sacramento è come un soffio di Cristo, è come se Cristo ci venisse incontro soffiando il suo Spirito, e quello Spirito che viene donato anche a noi a poco a poco ci va configurando con l’immensità di Cristo e con il modo di amare di Cristo. I sacramenti sono quindi soffi e nel matrimonio c’è un soffio particolare di Cristo che ci dona il suo Spirito, lo stesso spirito che lo ha spinto a fare di sé un dono per la chiesa, un dono sponsale. Ecco perché è possibile vivere secondo l’esortazione di S.Paolo: “comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, 3avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.

 

Diceva Giovanni Paolo II che lo Spirito Santo, ricevuto dagli sposi con il matrimonio, trasforma l’amore coniugale in carità coniugale. Dal quel momento in poi la coniugalità diventa un cammino di santità, diventa un canale di comunicazione di beni divini, vivere nell’amicizia della carità coniugale permette di vivere nell’amicizia con Dio.

Noi siamo nelle mani di DIO, chiamati a partecipare della stessa opera creatrice di Dio e, grazie al dono dell’amore di Dio e dello Spirito Santo, l’amore coniugale si trasforma in carità coniugale, gli sposi nella coniugalità possono comunicare il bene divino, possono realizzare pienamente la loro vocazione. Tutto questo, nonostante i momenti di sofferenza, la malattia, il dolore, fa grande e bello il nostro amore. L’amore coniugale degli sposi cristiani, mosso dallo stesso amore-tenerezza di Dio, trasforma e fa santi gli sposi, li rende capaci nella bellezza del loro agire, di diventare “una sola carne” cioè quel solo corpo e quel solo spirito di cui parla l’Apostolo Paolo. Cosa fa grande un amore: la grandezza dell’amore cristiano è partecipare al progetto di vita di Dio, gli sposi cristiani si amano con l’amore di Dio.