Assisi 2010

ANDATE A DUE A DUE

 

Carissimi amici, ci siamo lasciati l’ultima volta con alcune parole dell’apostolo Paolo tratte dal capitolo IV° della sua lettera agli Efesini: “6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”, … “ con un chiaro riferimento alla vocazione a cui ognuno di noi è stato chiamato e al modo con il quale, soprattutto chi ha ricevuto la grazia del sacramento del matrimonio, ha risposto “SI”.

 

Crediamo che ognuno di noi, interpellato dalla parola del Signore, che almeno la domenica ascoltiamo durante la S. Messa, si sia posto in merito delle domande:

 

  • Come riuscire a sentire la voce del Signore che ci sta chiamando?
  • Come capire cosa vuole il Signore da me? Quale è la mia vocazione?
  • Dove trovare il coraggio della risposta: “eccomi, manda me”?

 

Dove presero il coraggio Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello quando Gesù, che li vide sulla riva del mare di Galilea mentre gettavano le reti in mare, disse loro: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”?

 

E cosa spinse Giacomo di Zebedeo e suo fratello Giovanni a lasciare il loro padre e abbandonarsi nelle mani di Gesù?

 

Torniamo di nuovo su questo tema, e non solo, alla luce della magnifica esperienza, che il gruppo di famiglie impegnate nella pastorale familiare (di cui mia moglie Romina ed io facciamo parte) guidate da Don Angelo, ha fatto ad Assisi dal 21 al 28 agosto scorso. Ovviamente S. Francesco ci è stato di grande aiuto ed ci ha guidati, con il suo esempio, a saper ascoltare meglio la voce del Signore. In quei giorni abbiamo ripercorso le tappe fondamentali della vita del giovane santo ma non vi racconterò le vicende e gli episodi della sua vita che lo hanno portato alla conversione e beatificazione; ne voglio citare uno solo, un particolare momento della sua esistenza terrena che sembra appropriato e coerente con la nostra chiacchierata e merita di essere accennato: ci fu un momento in cui Francesco capì, dopo varie vicissitudini, che la vita che aveva condotto sino ad allora non era “vita”, che l’essenza della sua esistenza non poteva ridursi alla mondanità e al lusso sfrenato e che solo Gesù avrebbe potuto sanare questa sua ferita, ma anche lui si pose le nostre stesse domande.

Capì innanzitutto che per poter “sentire” la voce del Signore era fondamentale ascoltarla e ad un certo punto della sua vita prese a recarsi tutti i giorni a messa per nutrirsi della parola del Signore, fin quando un brano del Vangelo lo colpì particolarmente, quasi fosse Gesù stesso che gli rivolgeva la parola:

” Andate…fra la gente smarrita di Israele. Lungo il cammino annunciate che il regno di Dio è vicino. Guarite i malati, sanate i lebbrosi, scacciate i demoni, non procuratevi oro o argento; entrando in una casa dite: la pace sia con voi!”. (Mt. 10,5-12) Capì quindi “cosa” il Signore voleva da lui; la fonte della sua rinascita e della sua gioia divenne l’umile imitazione di Gesù: povero, medico, amico dei malati e dei peccatori. Ormai deriso ed emarginato da tutta la gente di Assisi, trovò il “coraggio” di andare avanti grazie alla costante preghiera e a un gruppetto di amici che non lo abbandonarono e si unirono a lui convinti anche loro di avere recuperato la strada giusta. Da questa breve narrazione emergono tre elementi fondamentali per la vita di un cristiano: l’ascolto della parola, la preghiera, la vita comunitaria.

 

Nel suo peregrinare Francesco riaffermò a gran voce la forza del vangelo come strumento con il quale Dio parla dritto al cuore dell’uomo. Tutta la sua vita volle essere una imitazione di Cristo: come Lui accolse intorno a sé dei discepoli, come Lui andò itinerante a predicare di paese in paese, cercò di essere, a Sua imitazione, il più possibile obbediente al Padre.

Per Francesco, leggere, capire, vivere il vangelo divenne per se e per i suoi seguaci la regola di vita.

 

E alle coppie di sposi cristiani San Francesco cosa ha lasciato? Come la sua vita, le sue preghiere, i suoi insegnamenti parlano alle famiglie?

 

L’esortazione del Santo “Andate, carissimi, a due a due per le varie parti del mondo e annunciate agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati; e siate pazienti nelle tribolazioni, sicuri che il Signore adempirà il suo disegno e manterrà le sue promesse. Rispondete con umiltà a chi vi interroga, benedite chi vi perseguita ringraziate chi vi ingiuria e vi calunnia, perché in cambio vi viene preparato il regno eterno” è chiara e anche se rivolta otto secoli fa ai suoi frati, è tutt’ora di grande attualità e si cala nella realtà del sacramento del matrimonio con straordinaria efficacia.

 

La prima esortazione è “andate a due a due”, sposo e sposa, piccola chiesa domestica sposa di Cristo, a testimoniare il suo messaggio di salvezza. In due, con la consapevolezza di essere, nel grande mistero sacramentale “i due saranno una carne sola”, un tutt’uno a immagine e somiglianza del Padre celeste, amore e fecondità che non sono beni da nascondere gelosamente agli occhi del mondo ma che contaminano e salvano non solo se stessi ma chiunque incontrano. In due, quindi, come S. Francesco a perfetta imitazione di Cristo.

 

Esorta poi a ad essere pazienti e umili, a perdonare e ad accogliere con letizia le tribolazioni e le difficoltà che incontriamo lungo il cammino. Vivere la carità è incontrare l’altro, accoglierlo e amarlo per come è, gioire per come è. Ognuno di noi, sposo o sposa, è esortato a vivere l’esperienza matrimoniale con umiltà, mitezza e tenerezza, perché nelle nostre mani Dio Padre ha posto innanzitutto la salvezza del nostro coniuge, perché in cambio ci “viene preparato il regno eterno”.

Dalla vita di S. Francesco:

 … “Il Santo si raccolse in orazione, come il Papa gli aveva raccomandato. E il Signore gli parlò interiormente, ispirandogli questa parabola: "C'era nel deserto una donna povera e bellissima. Preso dal fascino dei lei, un grande re bramò di prenderla in sposa, sperando di averne dei figli molto belli. Il matrimonio fu celebrato, nacquero diversi figli. Quando furono cresciuti, la madre rivolse loro queste parole: "Cari ragazzi, non vergognatevi della vostra umile condizione, perché in realtà siete figli del re. Andate alla sua corte ed egli vi darà tutto quello che vi abbisogna. Giunti alla presenza del sovrano, questi ammirò la loro bellezza e notando che gli somigliavano, domandò: "Di chi siete figli?". I ragazzi risposero di essere figli di una donna povera, che viveva nel deserto. Allora il re li abbracciò tutto esultante e disse: "State tranquilli, perché siete figli miei. Se prendono cibo alla mia mensa gli estranei, tanto più ne avete diritto voi, che siete mio sangue!". E ordinò a quella donna d'inviare a corte i figli avuti dal re, per essere allevati secondo il loro rango". In questa visione simbolica, apparsagli mentre era in orazione, Francesco comprese che quella donna poverella raffigurava lui stesso.”

Quella donna poverella può essere ognuno di noi, ognuno di noi sposi cristiani.

Vi lasciamo il nostro abbraccio fraterno con una delle più toccanti preghiere scritte da S. Francesco, viviamola anche noi con il cuore rivolto al Padre e la volontà, iniziando tra le mura domestiche, di costruire il regno di Dio:

O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace
Dov'è odio ch'io porti l'amore;
Dov'è offesa ch'io porti il perdono
Dov'è discordia ch'io porti l'unione;
Dov'è dubbio ch'io porti la fede,
Dov'è errore ch'io porti la verità;
Dov'è disperazione ch'io porti la speranza

Dov'è tristezza ch'io porti la gioia;
Dov'è tenebra ch'io porti la luce
Oh! Maestro, fa' che io non cerchi tanto:
Ad essere consolato, quanto a consolare
Ad essere compreso, quanto a comprendere
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché é dando che si riceve
Perdonando che si é perdonati,
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.

Pace e bene.

 

                                                                                     Fabio e Romina