Introduzione del Parroco 10.01.2013

Introduzione del Parroco


Iniziamo i lavori del nostro Consiglio Pastorale in questo secondo incontro dell’anno pastorale 2012-2013.

Il Primo incontro è stato dedicato alla preghiera. Ci siamo incontrati con la Comunità delle Sorelle Clarisse e con loro abbiamo pregato. L’attività del nostro Consiglio Pastorale in questo nuovo anno non poteva avere inizio migliore. Ma, come sempre iniziamo con l’ascolto e la riflessione della Parola di Dio:


Mc 16,15-20

15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove,18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 
20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

I discepoli mandati dal Signore, vanno e convertono tutto il mondo. A questo si deve ricollegare anche il concetto di nuova evangelizzazione, e la nostra riflessione si interrogherà su come potremo rievangelizzare la nostra Pavona. La nostra società è cambiata, cambiata in modo radicale e quello che si dava per scontato cinquanta anni fa, oggi non lo è più.


Ora siamo chiamati a ripensare e riorganizzare la pastorale della nostra parrocchia cercando di inserirci il più possibile nel contesto dell’Anno della fede che ci vede impegnati a rivedere ed a rinvigorire la nostra fede.

Questo dovrebbe essere il tema principale di questa sera. Non dobbiamo mai dimenticare che i laici membri del Consiglio Pastorale sono impegnati in prima persona ad annunziare il Vangelo del Signore e testimoniarlo prima di tutto con la santità della propria vita che deve essere di esempio per gli altri.


Ma quale dovrà essere la nostra testimonianza?

Penso che prima di tutto noi dovremo annunziare la bellezza di Dio.

Sì, proprio la sua bellezza, la via della bellezza. La nuova evangelizzazione parte da quello che io chiamo “un amore ferito”: noi amiamo la nostra gente, i nostri giovani, le nostre famiglie e non possiamo non soffrire quando vediamo che l’annunzio di Gesù sembra non interessarli, sembra non raggiungerli. Questo è un “amore ferito”: lo avvertiamo da per tutto in mezzo alla nostra gente lungo le strade del mondo e della nostra Pavona. E così noi del Consiglio Pastorale dobbiamo chiederci e capire come proporre Cristo a queste generazioni che sembrano distratte e lontane. Io sono convinto che la grande via per avvicinare Cristo a questa generazione stanca, debba essere la via della bellezza.

È importante capire che non basta dire che Gesù è la Verità o che Gesù è il bene  -lo è senza ombra di dubbio- bisogna però mostrare con forza e determinazione che Gesù è bello. Gesù, il pastore, quello bello e dobbiamo dimostrare con la nostra vita che seguire Gesù è bello.

Io credo che la “via pulchritudinis”  -la via della bellezza- sia oggi la carta vincente del Vangelo perché tante sono le forme di bellezza esibite in questo mondo, ma spesso queste bellezze si risolvono in effimere esperienze di appagamento che lasciano il cuore più arido e più vuoto di prima.

Noi abbiamo una bellezza che incanta e che certamente non delude. Abbiamo una bellezza che colma tutte le attese dell’anima, le sovverte e le purifica. Questa bellezza ha un nome: Cristo ed è la bellezza che ciascuno di noi può vedere riflessa nel volto di chi ha saputo immergersi in essa  e raggiungere così la santità: penso a Madre Teresa o a San Francesco o comunque a qualcuno degli innumerevoli testimoni della fede e della carità sparsi sulla faccia della terra.

Una Comunità Cristiana in cui non c’è bellezza è una Comunità a cui probabilmente mancano le virtù cardinali di fede, speranza e carità. Al contrario dove c’è la speranza della fede, lì c’è anche la gioia e c’è anche la bellezza.

E allora tutte le voci della bellezza possono essere convocate per aiutarci a cercare di annunziare la bellezza di Dio, la bellezza della poesia, della musica, delle arti figurative…

Dobbiamo inoltre testimoniare che anche la Chiesa è bella. Nonostante tutto! Questa grande straordinaria compagnia della fede, dove si vive di speranza.

La Chiesa non è bella per ciò che è, è bella per ciò che non è ancora, perché la nostra fede è come un grande tesoro raccolto dentro un vaso di creta.


Alla luce di tutto questo, questa sera, come Consiglio Pastorale, dobbiamo rivedere la nostra pastorale, il nostro modo di annunziare Cristo attraverso il suo Vangelo.

È necessario rivedere le nostre strategie, pensarne di diverse. È necessario rivedere soprattutto la nostra pastorale giovanile e la pastorale familiare. Dobbiamo recepire le direttive del nostro Vescovo circa la pastorale battesimale.


È chiaro, non siamo chiamati a rivoltare il mondo, noi siamo soltanto dei servi inutili chiamati a rinnovare gioiosamente ogni giorno il nostro “Eccomi, manda me”!


Si profila all’orizzonte l’inaugurazione di tutto il nuovo complesso parrocchiale. È stato un lavoro lunghissimo, faticosissimo, dispendiosissimo, con tantissimo ancora da fare -spero che i superlativi rendano bene la situazione!- ma adesso veramente siamo chiamati a dare il nostro contributo perché le costruzione della Chiesa fatta di pietre vive sia una dei frutti preziosi della faticosa e dolorosa costruzione della chiesa di mattoni veri.


Le sfide che ci attendono non ci debbono spaventare perché la nostra fiducia è tutta il Lui, solo lui costruisce la città, noi siamo semplici operai che si affaticherebbero invano se fondassero la propria speranza solo sulle proprie forze.


Buon lavoro a tutti.