«Oh Chiesa cattolica, oh madre dei cristiani nel senso più vero… tu educhi ed ammaestri tutti: i fanciulli con tenerezza infantile, i giovani con forza, i vecchi con serenità, ciascuno secondo l’età, secondo le sue capacità non solo corporee ma anche psichiche. Chi debba essere educato, ammonito o condannato, tu lo insegni a tutti con solerzia, mostrando che non si deve dare tutto a tutti, ma a tutti amore e a nessuno ingiustizia». Sant’Agostino
Stralci di “EDUCARE ALLA VITA BUONA del VANGELO” - CEI
Gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 intendono offrire alcune linee di
fondo per una crescita concorde delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione.
Un rinnovato impegno ecclesiale
2. Da sempre la Chiesa riserva peculiare attenzione all’educazione. La nostra scelta intende, in
particolare, riproporre e approfondire l’insegnamento del Concilio Vaticano II: «La santa madre Chiesa, nell’adempimento del mandato ricevuto dal suo divin Fondatore, che è quello di annunziare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e di edificare tutto in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione
soprannaturale; essa perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso e allo sviluppo
dell’educazione»
.
Il Santo Padre ci incoraggia in questa direzione, mettendo in evidenza l’urgenza di dedicarsi
alla formazione delle nuove generazioni. Egli riconosce che l’educare, se mai è stato facile, oggi
assume caratteristiche più ardue; siamo di fronte a «una grande ‘emergenza educativa’, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita»
4. Queste ragioni ci inducono a impegnarci nel decennio pastorale 2010-2020 in
un’approfondita verifica dell’azione educativa della Chiesa in Italia, così da promuovere con
rinnovato slancio questo servizio al bene della società. In piena docilità allo Spirito, vogliamo
operare con disponibilità all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la buona notizia
dell’amore paterno di Dio per ogni uomo.
5. Tra i compiti affidati dal Maestro alla Chiesa c’è la cura del bene delle persone, nella
prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente. Ciò comporta la specifica responsabilità di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, sia nell’orizzonte proprio della fede, che matura nel dono pasquale della vita nuova, sia come prospettiva pedagogica e culturale, aperta alle donne e agli uomini di qualsiasi religione e cultura, ai non credenti, agli agnostici e a quanti cercano Dio. Chi educa è sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico con amore e premura costante, perché sboccino, nella libertà, tutte le sue potenzialità. Educare comporta la preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive.
Nei nodi della cultura contemporanea
9. Considerando le trasformazioni avvenute nella società, alcuni aspetti, rilevanti dal punto di
vista antropologico, influiscono in modo particolare sul processo educativo: l’eclissi del senso di
Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un
contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra
intelligenza e affettività. Si tratta di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura,
accettando la sfida di trasformarli in altrettante opportunità educative.
Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. Ne sono sintomi
il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e
di consumo, la ricerca del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la paura,
l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione. Ciò si riflette anche nello
smarrimento del significato autentico dell’educare e della sua insopprimibile necessità. Il mito
dell’uomo “che si fa da sé” finisce con il separare la persona dalle proprie radici e dagli altri,
rendendola alla fine poco amante anche di se stessa e della vita.
Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche – ma al fondo
di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione
fondante che dà senso a tutte le altre: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno
a comprendere chi egli sia»
il Maestro
16. Di fronte ai nodi che oggi caratterizzano la sfida educativa, ci mettiamo ancora una volta alla
scuola di Gesù. Lo facciamo con grande fiducia, sapendo che egli è il «Maestro buono» (Mc 10,17), che ha parlato e ha agito, mostrando nella vita il suo insegnamento. Nel gesto della lavanda dei piedi dei suoi discepoli, nell’ora in cui li amò sino alla fine, egli si presenta ancora come colui che ci educa con la sua stessa vita (cfr Gv 13,14).
Gesù è per noi non “un” maestro, ma “il” Maestro. La sua autorità, grazie alla presenza
dinamica dello Spirito, raggiunge il cuore e ci forma interiormente, aiutandoci a gestire, nei modi e
nelle forme più idonee, anche i problemi educativi.
Per la crescita integrale della persona
15. In questo quadro si inserisce a pieno titolo la proposta educativa della comunità cristiana, il
cui obiettivo fondamentale è promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto
soggetto in relazione, secondo la grandezza della vocazione dell’uomo e la presenza in lui di un
germe divino. «La vera formazione consiste nello sviluppo armonioso di tutte le capacità dell’uomo
e della sua vocazione personale, in accordo ai principi fondamentali del Vangelo e in
considerazione del suo fine ultimo, nonché del bene della collettività umana di cui l’uomo è
membro e nella quale è chiamato a dare il suo apporto con cristiana responsabilità». Così la
persona diventa capace di cooperare al bene comune e di vivere quella fraternità universale che
corrisponde alla sua vocazione.
Per tali ragioni la Chiesa non smette di credere nella persona umana: «il primo contributo
che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua
ragione e nella sua capacità di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene da
quella ‘speranza affidabile’ (Spe salvi, 1) che ci è donata mediante la fede nella redenzione operata
da Gesù Cristo».
Impegnandosi nell’educazione, la Chiesa si pone in fecondo rapporto con la cultura e le
scienze, suscitando responsabilità e passione e valorizzando tutto ciò che incontra di buono e di
vero. La fede, infatti, è radice di pienezza umana, amica della libertà, dell’intelligenza e dell’amore.
Caratterizzata dalla fiducia nella ragione, l’educazione cristiana contribuisce alla crescita del corpo
sociale e si offre come patrimonio per tutti, finalizzato al perseguimento del bene comune.
Le virtù umane e quelle cristiane, infatti, non appartengono ad ambiti separati. Gli
atteggiamenti virtuosi della vita crescono insieme, contribuiscono a far maturare la persona e a
svilupparne la libertà, determinano la sua capacità di abitare la terra, di lavorare, gioire e amare, ne
assecondano l’anelito a raggiungere la somiglianza con il sommo bene, che è Dio Amore.
22. La Chiesa promuove nei suoi figli anzitutto un’autentica vita spirituale, cioè un’esistenza
secondo lo Spirito (cfr Gal 5,25). Essa non è frutto di uno sforzo volontaristico, ma è un cammino
attraverso il quale il Maestro interiore apre la mente e il cuore alla comprensione del mistero di Dio
e dell’uomo: lo Spirito che «il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà
tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
Lo Spirito forma il cristiano secondo i sentimenti di Cristo, guida alla verità tutta intera,
illumina le menti, infonde l’amore nei cuori, fortifica i corpi deboli, apre alla conoscenza del Padre
e del Figlio, e dà «a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità»41.
La formazione spirituale tende a farci assimilare quanto ci è stato rivelato in Cristo, affinché
la nostra esistenza possa corrispondere ogni giorno di più al suo dono: «Non conformatevi a questo
mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la
volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2).
Un incontro che genera un cammino
26. «Cristiani si diventa, non si nasce». Questo notissimo detto di Tertulliano sottolinea la
necessità della dimensione propriamente educativa nella vita cristiana. Si tratta di un itinerario
condiviso, in cui educatori ed educandi intrecciano un’esperienza umana e spirituale profonda e coinvolgente.
Educare richiede un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi puramente
funzionali e frammentari; esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono
protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà.
Essa si forma, cresce e matura solo nell’incontro con un’altra libertà; si verifica solo nelle relazioni
personali e trova il suo fine adeguato nella loro maturazione.
Il primato educativo della famiglia
36. Nell’orizzonte della comunità cristiana, la famiglia resta la prima e indispensabile comunità
educante. Per i genitori, l’educazione è un dovere essenziale, perché connesso alla trasmissione
della vita; originale e primario rispetto al compito educativo di altri soggetti; insostituibile e
inalienabile, nel senso che non può essere delegato né surrogato…
38. La famiglia va dunque amata, sostenuta e resa protagonista attiva dell’educazione non solo per i figli, ma per l’intera comunità. Deve crescere la consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal sacramento del matrimonio e chiama l’uomo e la donna a essere segno dell’amore di Dio che si prende cura di ogni suo figlio.
Corroborate da specifici itinerari di spiritualità, le famiglie devono a loro volta aiutare la
parrocchia a diventare «famiglia di famiglie»
41. La parrocchia – Chiesa che vive tra le case degli uomini – continua a essere il luogo
fondamentale per la comunicazione del Vangelo e la formazione della coscienza credente;
rappresenta nel territorio il riferimento immediato per l’educazione e la vita cristiana a un livello
accessibile a tutti; favorisce lo scambio e il confronto tra le diverse generazioni; dialoga con le
istituzioni locali e costruisce alleanze educative per servire l’uomo.
Essa è animata dal contributo di educatori, animatori e catechisti, autentici testimoni di
gratuità, accoglienza e servizio. La formazione di tali figure costituisce un impegno prioritario per la comunità parrocchiale, attenta a curarne, insieme alla crescita umana e spirituale, la competenza teologica, culturale e pedagogica.
Questo obiettivo resterà disatteso se non si riuscirà a dar vita a una “pastorale integrata”
secondo modalità adatte ai territori e alle circostanze, come già avviene in talune sperimentazioni
avviate a livello diocesano
Capitolo 5 – Indicazioni per la progettazione pastorale
52. Le indicazioni che seguono intendono suggerire alcune linee di fondo, perché ogni Chiesa
particolare possa progettare il proprio cammino pastorale in sintonia con gli orientamenti nazionali.
La condivisione di queste prospettive, accolte e sviluppate a livello locale, favorirà l’azione
concorde delle comunità ecclesiali, chiamate ad assumere consapevolmente la responsabilità
educativa nell’orizzonte culturale e sociale.
Esigenze fondamentali
53. Alla base del nostro cammino, sta la necessità di prendere coscienza delle caratteristiche e
dell’urgenza della questione educativa. L’educazione, infatti, se è compito di sempre, si presenta
ogni volta con aspetti di novità. Per questo non può risolversi in semplici ripetizioni, ma deve
anzitutto prestare la giusta attenzione alla qualità e alle dinamiche della vita sociale.
Oggi è necessario curare in particolare relazioni aperte all’ascolto, al riconoscimento, alla
stabilità dei legami e alla gratuità. Ciò significa:
- cogliere il desiderio di relazioni profonde che abita il cuore di ogni uomo, orientandole alla ricerca della verità e alla testimonianza della carità;
- porre al centro della proposta educativa il dono come compimento della maturazione della persona;
- far emergere la forza educativa della fede verso la pienezza della relazione con Cristo nella comunione ecclesiale.