Venti anni di pastorale giovanile
Riunione del Consiglio pastorale – 22 gennaio 2015
Nella nostra Comunità Ecclesiale l’impegno nella Pastorale giovanile è scaturito da alcune “emergenze” che hanno caratterizzato la vita stessa della Parrocchia.
La prima emergenza è stata quella dello scarso impegno nei confronti della gioventù. Venti anni fa a Pavona c’era una vera e propria “emergenza droga” e le morti di giovani per overdose o Aids erano molto numerose. La Comunità civile era assolutamente latitante ma anche la Comunità Ecclesiale si limitava a dare un generico sostegno ad un gruppo nato da una visita che don Pierino Gelmini fece a Pavona e da questa visita si formò un gruppo che aveva come punto di riferimento la Comunità Incontro di Amelia fondata appunto da don Gelmini.
Cominciammo ad impegnarci per i giovani per tentare di dare una risposta cristiana alle emergenze di Pavona. Questi furono i campi di azione:
Oratorio “Arcobaleno”
Fu la prima concreta risposta. Il tentativo fu quello di proporre un intervento educativo attraverso il metodo dell’Oratorio. Negli spazi di proprietà della Parrocchia in Via Asti si avviò l’Oratorio parrocchiale. Furono anni di grande entusiasmo che videro l’impegno concreto di tante persone. In uno spazio esiguo ed angusto riuscivamo a raccogliere tanti bambini e giovani. L’esperienza dell’Oratorio si consolidava e si arricchiva ogni anno. L’oratorio era aperto la domenica e nell’anno ci furono anche attività esterne. Per qualche anno svolgemmo anche dei campi scuola estivi.
Fu poi necessario cedere l’edificio al Comune in permuta del terreno per la costruzione del nuovo complesso parrocchiale. Cercammo di trasferire l’Oratorio nel piccolo terreno vicino alla vecchia chiesa e di sfruttare anche una navata della stessa chiesa compreso anche il mitico container dei terremotati.
L’acquisizione del terreno della nuova chiesa diede uno slancio nuovo alla vita dell’Oratorio: un consistente gruppo di adulti si impegnò in un grande lavoro per il montaggio del tendone, fummo in grado di reperire una cospicua cifra che ci permise di realizzare un campo per il calcetto, uno per il baskett ed il parco giochi per i bambini: l’Oratorio riprese vero vigore perché fu veramente la casa di tutti, piccoli e grandi.
L’inizio dei lavori della nuova chiesa ci imposero un blocco forzato delle attività dell’Oratorio e per circa cinque anni le attività cessarono definitivamente.
Solo nell’ottobre del 2014, anche se molti lavori sono ancora da ultimare, abbiamo voluto compiere un gesto di grande speranza riavviando la vita dell’Oratorio utilizzando solo in parte gli spazi ad esso destinati.
Ora, un po’ alla volta stiamo riprendendo la vita dell’Oratorio nella speranza di ultimare al più presto i lavori. Possiamo contare su un gruppo di animatori, alcuni molto giovani, tutti pieni di grande entusiasmo.
Nel corso degli anni ha invece perso la sua consistenza l’originario gruppo di adulti che ha fondato l’Oratorio. Alcuni del “vecchi” adulti ha ripreso a pieno ritmo il suo impegno con l’entusiasmo di sempre ma è assolutamente necessario coinvolgere altri adulti soprattutto genitori.
Un fatto è ormai incontrovertibile: le attività sono riprese e non si può tornare indietro, cercheremo in tutti i modi di potenziare sempre più questa bella realtà che è l’Oratorio “Arcobaleno”.
Gruppi Giia [Giovani Insieme In Amicizia]
Constata l’impossibilità di fondare una gruppo scout, auspicio che dovemmo subito abbandonare, pensammo di creare qualche cosa di nuovo, di originale della nostra Comunità Ecclesiale che fosse una risposta ed una proposta per gli adolescenti del dopo-Cresima [in quel tempo la Cresima si riceveva a 13 anni].
Nacquero così i gruppi Giia: il Giia/1 [13-15 anni], Giia/2 [15-17 anni]; Giia/3 [17-18 anni]. Fu elaborato anche un “Progetto educativo” per questi gruppi. Dopo il Giia/3 i ragazzi avrebbero “preso il volo” e sarebbero diventati Animatori.
Per il gruppo degli Animatori fu elaborato un “Patto dell’Animatore parrocchiale” a cui si chiedeva di aderire anche con un impegno formale. Per ogni gruppo ogni mese si svolgeva una uscita ed in estate ogni Giia aveva il suo campo estivo. Tantissimi giovani sono passati nei gruppi Giia e molti sono diventati Animatori.
Il Progetto Giia è stato una proposta del tutto originale della nostra Parrocchia anche se ancora oggi il percorso dei tre gruppi non è del tutto definito e pianificato.
Alcune considerazioni
Dal 2008 i gruppi Giia hanno subito una lunga crisi. Abbiamo dovuto annullare alcuni campi estivi e per qualche tempo non abbiamo avuto più nemmeno le adesioni ai gruppi.
Molti Animatori con l’inizio degli studi universitari, con l’ingresso nel mondo lavorativo e con la costituzione delle loro famiglie, hanno lasciato il servizio nella Pastorale Giovanile. Facendo ora una autocritica è necessario riconoscere che, nonostante la proposta educativa fosse ben strutturata, non ha prodotto i risultati sperati. In pratica tutti gli animatori dell’ultima generazione hanno del tutto abbandonato il servizio ma hanno di fatto abbandonato anche la Comunità Ecclesiale. È sconfortante vedere come di fatto tutti gli Animatori che sono usciti non sentano nemmeno il dovere minimo del cristiano, quello della Messa domenicale. Alcuni non si sono visti nemmeno a Natale o Pasqua. È evidente che la proposta educativa e la proposta di scelta di fede sono state molto deboli ed assolutamente non qualificate.
In questo dobbiamo lealmente riconoscere un grande fallimento.
Negli ultimi due anni abbiamo avuto un certo rifiorire dei gruppi Giia.
Qualcosa è cambiato: prima di tutto la proposta educativa e di fede non è blanda come forse è stata in passato. Si cerca di essere coerenti sia nel trasmettere che nel testimoniare la fede.
Ma soprattutto c’è la convinzione che il rifiorire della Pastorale giovanile è avvenuto nel momento in cui abbiamo posto come obiettivo il Sacramento della Confermazione cercando di impostare tutte le attività finalizzate a questo appuntamento. Altrettanto importante è stato l’incontro tra la Pastorale Giovanile e la Pastorale Familiare: da un iniziale servizio di “babysitteraggio” si è passati ad una stretta collaborazione tra le due realtà, collaborazione che sta già portando qualche frutto.
Attualmente c’è il Giia/1 i cui Animatori sono una coppia di sposi ed il Giia/2, che riceverà il Sacramento della Confermazione nel dicembre di quest’anno.
Si sta ricostituendo anche il gruppo degli Animatori, guidato anche questo da una coppia di sposi. Bisogna riconoscere che la “speranza risorge” e soprattutto che il Signore non abbandona mai il suo gregge.
In base alle esperienze fin qui vissute crediamo sia necessario qualificare sempre di più e potenziale i seguenti ambiti:
un robusto annunzio di fede: ai nostri ragazzi dobbiamo annunziare il Cristo, è necessario che Lo incontrino perché diventi per davvero il Signore della loro e della nostra vita;
Da questo incontro deve scaturire la necessità del “dono”: i nostri giovani debbono essere accompagnati alla consapevolezza che la vita ha un senso soltanto nella misura in cui è un dono ed anche se le vicende della vita li porterà verso altri luoghi, saranno consapevoli che dovranno “donarsi” anche là dove il Signore li ha condotti.
Vogliamo proporre ai nostri giovani quindi di impegnarsi e -nel loro caso- di impegnarsi nel servizio educativo.
Tutto questo sarà possibile soltanto nella misura in cui i nostri giovani saranno in grado di raggiungere un personale equilibrio interiore con il quale potranno compiere solide scelte di vita, mettersi in cammino verso una fede matura, in grado di riconoscere le priorità vere della vita e conseguire un equilibrio affettivo frutto di una adeguata e specifica formazione che comprenda anche un particolare intervento di “educazione all’amore”.
Il gruppo dei Castorini
Dopo che, ormai da oltre un decennio, il vescovo Agostino Vallini, elevò l’età per ricevere il sacramento della Confermazione da 13 a 15 anni compiuti, a tredici anni sarebbe iniziata una catechesi specifica di due anni. Il panico pervase l’intera Diocesi: che fare con i bambini dai 10 ai 13 anni? Ci furono alcune iniziative locali ed una anche diocesana che propose una catechesi ambientata sugli astronauti, che si rivelò subito un fallimento.
Nella nostra parrocchia ci mettemmo a lavoro e con un gruppo di catechiste elaborammo il metodo dei Castorini, una storia di 24 racconti articolata in tre anni distinti in Castorini Junior [primo anno]; Castorini Major [secondo anno]; Castorini Senior [terzo anno].
Ogni mese Gufo Bernardo racconta un episodio che contiene in sé una “morale della favola” ben precisa e che cerca di trasmettere valori ai bambini. Il metodo imita nella struttura l’esperienza scout che per i bambini più piccoli, i Lupetti, adotta come racconto il testo de “Il libro della jungla” di Rudiard Kipling.
Nel corso degli anni abbiamo arricchito sempre di più il Progetto Castorini ed ora possiamo essere fieri di avere un metodo educativo ben preciso da proporre ai ragazzi di quella fascia di età che va dai 10 ai 13 anni. Il metodo è del tutto originale e l’essere stati in grado di elaborarlo è motivo di piena soddisfazione da parte nostra perché la Parrocchia a suo tempo si è cimentata in una impresa veramente ardua.
Come racconto di riferimento è proposto il mondo dei castori perché questi animali vivono in comunità e sono molto legati ad essa. Muoiono se privati degli altri membri della comunità. Il maschio e la femmina formano una coppia che si costruisce la tana ed insieme allevano i cuccioli. Un maschio è legato ad una sola femmina. Il castoro è un animale laborioso, legato alla sua tana ma che può anche fondare nuove colonie muovendosi in nuclei familiari. I motivi che danno spunti educativi sono veramente tanti!
Ci sono poi alcuni bambini che, dopo la Prima Comunione, non hanno aderito al progetto Castorini e così sono rimasti fuori della Comunità. Per queste persone c’è la possibilità di iscriversi, a 13 anni alla catechesi biennale che li porterà alla Cresima. Fino ad ora siamo riusciti a mettere insieme solo due gruppi e si è trattato di ragazzi che comunque, dopo la Cresima, sono del tutto spariti e non sono tornasti in chiesa solo per rarissime occasioni pur mantenendo un rapporto anche cordiale con il sottoscritto. Sarebbe importante che insieme si discuta sul che fare per i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione ma che non aderiscono ai Castorini e, soprattutto, quali strategie individuare per i Cresimati non frequentanti il Giia: come evitare che spariscano dalla Parrocchia e che si allontanino da qualunque pratica religiosa?
Conclusioni
Al termine di questa relazione introduttiva si può affermare serenamente che la Comunità Ecclesiale sta spendendo molte delle sue energie nella Pastorale Giovanile e che alcuni segni lasciano ben sperare. Sono però convinto che la vera scommessa, non solo per la nostra Parrocchia ma anche per Pavona, sia quella di coinvolgere anche quelli che “non sono dei nostri” ma che in realtà potrebbero fare miracoli e scacciare molti demoni proprio come quei personaggi di cui parla il vangelo [cfr. Mc 9,38-43].
Concludo con un pensiero di Sant’Agostino riportato nel documento Cei “Educare alla vita buona del vangelo”, sugli orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, documento che, come Consiglio Pastorale dovremmo conoscere a fondo. Potremmo cercare di attualizzare questo documento nella nostra Comunità Ecclesiale per i restanti cinque anni:
«Oh Chiesa cattolica, oh madre dei cristiani nel senso più vero… tu educhi ed ammaestri tutti: i fanciulli con tenerezza infantile, i giovani con forza, i vecchi con serenità, ciascuno secondo l’età, secondo le sue capacità non solo corporee ma anche psichiche. Chi debba essere educato, ammonito o condannato, tu lo insegni a tutti con solerzia, mostrando che non si deve dare tutto a tutti, ma a tutti amore e a nessuno ingiustizia».
Questo vorremmo raggiungere anche per la nostra Comunità Ecclesiale.
don Angelo